Citare in giudizio l’amante che si vanta.
Si può citare in giudizio – o meglio, denunciare – l’amante che si vanta delle proprie conquiste amorose ai danni di una persona sposata. Mettere in giro storie di corna – vere o false che siano – integra una diffamazione. E questo perché fare le corna al proprio coniuge è, sia a livello sociale che legale, un atto riprovevole, cui la collettività ricollega un certo disvalore.
Secondo la Cassazione rivelare in pubblico che una persona tradisce il coniuge è reato di diffamazione. Difatti tali informazioni, anche se fondate, mettono alla berlina sia il traditore che il tradito. Si crea cioè un danno alla reputazione di entrambi i coniugi e della famiglia stessa.
Affinché scatti la diffamazione è necessario che la notizia venga data in presenza di almeno due persone. Pertanto, la voce narrata all’orecchio di un amico non costituisce reato. Ma lì bisogna fermarsi. Se invece, sempre in confidenza, si fa lo stesso con altri amici scatta la responsabilità penale. In un recente caso deciso dalla Cassazione, un uomo era andato a vantarsi, con più di un amico, di aver avuto un rapporto sessuale con una donna sposata. Sebbene l’imputato avesse diffuso la notizia offensiva a singole persone, in diversi momenti, la condotta è stata ritenuta ugualmente diffamatoria.
Citare in giudizio l’amante che rivela al coniuge le corna
Quando l’amante vuol rovinare la coppia o vendicarsi e comunica al coniuge tradito che ha le corna commette ugualmente reato, quello di molestie. E ciò anche se la comunicazione avviene tramite un sms. «Sto con tua moglie», «Tuo marito se la fa con me»: rivelazioni di questo tipo arrecano un danno alla riservatezza e all’intimità sessuale della vittima. Secondo la Cassazione adoperarsi per sfasciare una famiglia, anche a costo di dire la verità al coniuge tradito per avvisarlo, implica un grosso rischio a chi è “esterno”: il pettegolezzo può essere oggetto di querela ai carabinieri o alla polizia.